domenica 27 novembre 2011

Semplici operazioni

I questi giorni si fa un gran parlare di spread, di euro ormai condannato al fallimento e di come non ci sia una volontà comune a livello europeo di risolvere questa crisi della moneta unica.
I tassi di interesse che l'Italia deve pagare sono più che raddoppiati negli ultimi mesi.
Sono concetti astratti, che tutti noi fatichiamo a comprendere, ma che in realtà sono di facile lettura.
Basta far due calcoli.
Noi italiani abbiamo un debito pubblico di circa duemila miliardi di euro, cioè un due seguito da dodici zeri.
Facendo un calcolo spannometrico e dividendo questo numero per sessanta milioni di abitanti si ottiene un debito pro capite di circa trentatremila euro a testa.
Ad un tasso del sette per cento gli interessi annui che bisogna pagare sul debito sono circa duemila euro.
A testa.
Ogni anno.
Infatti lo stato paga gli interessi con le tasse che noi versiamo.
Oppure originando altri debiti, ma questa non sembra essere più una soluzione percorribile.
I mercati non assorbono più il debito italiano, la spugna è satura di liquido e non assorbe più.
Una famiglia media di quattro persone dovrà dunque pagare ottomila euro ogni anno per non aumentare il debito, ma nemmeno per diminuirlo.
Esclusivamente di interessi.
Ed una volta sborsati questi soldi può cominciare a spendere per il mutuo, il cibo i vestiti, le bollette e via discorrendo.
Non si tratta di catastrofismo, sono semplici operazioni matematiche, i pareri si possono discutere, la matematica un po' meno.
Da questo semplice calcolo emerge chiaramente che il nostro paese è di fatto in fallimento.
L'importo del debito sulle nostre spalle è enorme, molto più grande della nostra capacità di coprire i puri interessi maturati.
A questo punto l'unica soluzione sarebbe quella di svalutare questo benedetto debito, renderlo cioè più piccolo diminuendo il valore della valuta con cui lo si paga.
Cioè stampando denaro e creando dunque inflazione.
Questo causerebbe un aumento dei prezzi e una conseguente diminuzione del potere di acquisto.
I nostri risparmi in sintesi varrebbero di meno.
L'inflazione è una tassa nascosta che impoverisce il risparmiatore sottraendogli potere di acquisto.
La Germania però non ci sta.
Si sente ancora forte e non vuole creare inflazione perchè i tedeschi che sono molto più informati di noi sui sistemi economici per sottrarre la loro ricchezza, non vedono di buon occhio la cosa.
Loro l'hanno già vissuta una volta questa situazione, dopo la prima guerra mondiale il loro marco valeva talmente poco che una pagnotta costava una carriola di marchi. Non in senso figurato, ma letteralmente.
La gente andava a comprare il pane con carriolate di banconote che non valevano più nulla.
Praticamente nel millenovecentoventitre la Germania aveva dovuto dichiarare il proprio default, cioè la propria incapacità di onorare i debiti di guerra, con conseguente azzeramento del valore della propria moneta e dei risparmi di ogni singolo cittadino.
I tedeschi che ai propri soldi ci tengono abbastanza avevano reagito prendendosela un po' e la cosa aveva favorito l'ascesa di un ometto che avrebbe poi causato non pochi problemi.
Ma questa è un'altra storia come direbbe Lucarelli.
Torniamo al nostro problema e alla sua possibile soluzione.
Se la Merkel non vuole stampare denaro e tutti gli altri paesi non possono fare altrimenti succederà quello che sempre succede quando due soci non vanno più d'accordo.
Uno o alcuni se ne andranno, mentre gli altri resteranno.
E su questo esito si giocano le sorti dell'euro.
Se saranno i paesi deboli ad andarsene (Grecia Portogallo Spagna Irlanda Italia et oui monsieur Sarkozy, la France aussi..) l' euro diventerà una moneta fortissima, un po' come lo è sempre stato il marco tedesco negli ultimi 50 anni, dalla fine della seconda guerra mondiale alla sua soppressione.
Se invece sarà la Germania ad andarsene l'euro si indebolirà, svaluterà il suo valore e le cose a mio avviso saranno di molto più facile risoluzione.
Tutti i debiti sovrani europei sono infatti in denominati in euro.
Minore sarà il valore dell'euro e più facilmente i paesi potranno ripagare questo debito raccogliendo nuove tasse dai propri cittadini.
Inoltre anche la Germania vedrebbe ridursi grandemente il proprio debito, anch'esso denominato in euro, a causa della svalutazione di quest'ultimo.
Se invece avvenisse il contrario, cioè se fossimo noi ad essere cacciati fuori dall'euro il problema non si ridurrebbe ma verrebbe ingigantito.
I nostri debiti denominati in una valuta forte sarebbero ancora più difficili da onorare.
Sembra dunque una scommessa facile, almeno teoricamente.
Quello che succederà in pratica nessuno lo sa.

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