Cosa fareste se tornando a casa inaspettatamente un giorno trovaste la vostra compagna a letto con un altro?
Riempireste entrambi di botte oppure offrireste loro una birra?
Ho pensato parecchie volte a questa situazione e non so darmi una risposta.
Quale forma di violenza sortisce effetti più devastanti, la rabbia folle o la fredda indifferenza?
L'approccio che chiamerò "all'americana" prevede un intervento il più possibile risolutivo nei confronti di qualsiasi problema sorga all'orizzonte.
Ci tirano giù le torri? Invadiamo
La crisi peggiora? Salviamo le banche
Il tipo all'incrocio ci fa il dito? Scendiamo e lo pestiamo
C'è un rapporto diretto tra azione e reazione e questo appare sicuramente logico.
Quello che io contesto non è però la logica, quanto l'efficacia di questo tipo di approccio.
Siamo proprio sicuri che non sia stato un errore invadere l'Iraq?
Siamo proprio sicuri serva continuare a dare soldi a chi ha già dimostrato di essere disonesto, sconsiderato e scarsamente incline a stimare il rischio?
Siamo proprio sicuri che chi ci ha fatto il dito non sia uno psicopatico armato che sta avendo uno dei sui giorni peggiori?
Il cazzotto in faccia molto spesso costa troppo e non paga abbastanza.
Non sarebbe forse meglio fare come i lottatori di sumo ed utilizzare la massa del nostro avversario per far si che lui stesso si porti fuori dal cerchio e perda la partita?
Questo lo chiamo l'approccio "alla giapponese".
Il problema è che si fa prima a dirlo che a farlo.
Anzi, per meglio dire il problema è proprio l'opposto: si fa prima a farlo.
Si fa prima ad invadere.
Si fa prima a stamparne un altro po' ed a darglieli.
Si fa prima a scender e menar le mani.
Aspettare è un'arte.
Aspettare richiede disciplina.
Aspettare è quasi sempre un supplizio.
Non solo.
Aspettare è penalizzato anche a livello dialettico.
Infatti esiste una attività ed una inattività.
Quest'ultima come negazione della prima.
Chiedete a dieci vostri amici se la parola "inattività" abbia una connotazione negativa o positiva e vi potrete considerare fortunati se al massimo due ( di solito i più acuti) indovineranno la risposta giusta.
Si lo so, esiste passivo come contrario di attivo, ma è poco usato e reca in se' un'accezione ancor più negativa.
I turchi ad esempio hanno due parole per definire gli omosessuali.
Pusht e hibnè.
Il pusht è il gay attivo, tutto muscoli e borchie tipo village people.
L'hibnè è il gay passivo, effemminato tipo Lussuria.
Il pusht è socialmente accettato e non c'è nessun problema ad averne uno come amico, mentre l'hibnè viene spesso deriso e ghettizzato.
Il mondo è di quelli che fanno!
Quante volte l'abbiamo sentita questa frase?
E se il mondo in realtà fosse di quelli che aspettano molto e fanno poco?
Di quelli che sono per l' 80% hibnè e per il 20% pusht?
Se chiedete ad un turco, esiste una parola nella loro lingua anche per questo tipo di gay, un po' attivo e un po' passivo.
Ti dicono che li chiamano "antenn", poi ti guardano, fanno una pausa, abbozzano un sorriso e precisano:
"you know.... send and receive!"
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