Avanzava sotto i portici nel freddo pomeriggio autunnale.
Spingeva la carrozzina con dentro le due gemelle e aveva il sorriso radioso di un sedicenne a cui hanno appena regalato il centoventicinque.
Era la loro prima uscita da quando lei aveva partorito e lei al suo fianco lo teneva a bracetto.
Era ingrassata per la gravidanza e il suo viso non aveva ancora perso la rotondità tipica del post parto.
Non si poteva dire che non fosse bella, era semplicemente cambiata.
Qualcosa nel suo sguardo si era spento.
Era sicuramente appagata, ma guardava le cose accadere come se non le appartenessero più, come attraverso lo spesso vetro di un acquario.
Il collo di visone le teneva caldo e guardava le sue due figlie dormire placidamente.
Alla coppia era praticamente impossibile procedere per più di dieci metri senza che qualcuno li fermasse per complimentarsi della nascita: "Ciò Profesor, ma che bee 'ste putee, comme le ghe assomiglien, tute el padre..".
Lui gongolava, si sentiva in paradiso e non gli sembrava vero.
Solo un anno fa non avrebbe mai potuto pensare che la sua vita avrebbe potuto cambiare in maniera così radicale.
Era come essere ritornato indietro nel tempo, come avere di nuovo vent'anni.
Guardò la sua amata e si sentì esplodere di gioia, un sorriso ebete si dipinse sul suo volto mentre si accingeva a salutare il prossimo astante.
.....
Girò il cucchiaino nella tazzina e bevve il caffè.
La scena che aveva immaginato, comodamente seduta in un bar della piazza principale mentre il primo sole estivo le scaldava le membra stanche, la fece rabbrividire.
Era giovane e voleva bere la sua vita, incontrare forestieri in posti esotici e farsi rincorrere la sera su per le scale e dietro i muri delle chiese.
Voleva toccare il loro desiderio.
Voleva sentire il profumo dell'estate e il rumore delle onde.
Andare in america e poi un po' più in la'.
In due parole: Sentirsi libera.
Socchiuse gli occhi bellissimi e prese dalla tasca il telefonino.
Selezionò il suo numero e disse ciao.
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